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giovedì 29 novembre 2012

ISOLE LOFOTEN




La Norvegia, il nord … chissà perché ha così tanto fascino. E’ una terra grigia, col brutto tempo è malinconica, triste, il sole splende poco, eppure per molti, me compresa, è un sogno. E non delude. Quest’anno siamo stati 10 giorni alle Lofoten, le abbiamo girate in bicicletta, ed è stata una delle più belle vacanze che ho fatto. Siamo stati lì nel periodo del sole di mezzanotte e non vedere mai l’oscurità, crea una certa euforia, perdi la cognizione del tempo.

Questi sono i miei ricordi di viaggio:

PARTENZA


Non sembra Armageddon? C’è anche la signora che saluta commossa.


Qui invece eravamo già arrivati. Per questo disegno, che è stato il primo e mi sentivo ancora molto in imbarazzo, sono andata a nascondermi in un posto isolato del porto di Bodo che è una città, nemmeno troppo piccola, ha anche un aeroporto, eppure c’era un silenzio… niente traffico, poca gente, solo il rumore dell’acqua e i richiami dei gabbiani, sembrava di essere in un altro mondo.



Queste sono un paio di foto del porto













E queste sono 2 riproduzioni di artisti norvegesi di cui non provo nemmeno a trascrivere i nomi. Naturalmente sarebbe stato bello comprare almeno un acquerello ma la Norvegia è carissima per cui siamo entrati in una galleria d'arte e ne siamo usciti con la coda tra le gambe e con 2 biglietti d'auguri




















Fallita quindi la ricerca di un souvenir d'arte, quando siamo stati nelle isole, ho cominciato a guardarmi in torno: come si può tornare a casa a mani vuote da un viaggio così? Ma non vedevo altro che oggetti tipo renna di peluche e invidiavo Giovanni che invece trovava un sacco di cose da comprare. A me non piace mai niente perché da ragazzina ho lavorato nei negozi di specialità veneziane e ho sempre l'impressione di comprare la gondola col carillon. Ad un certo punto però, ho avuto una folgorazione:


vedete quella cascata di palle sulla sinistra? (Le foto in bianco e nero, compresa quella di apertura, sono di un’enciclopedia del 1961) Sono i vecchi galleggianti di vetro soffiato ricoperti da una rete di corda e servivano a tenere su le reti da pesca. Io ne avevo visti alcuni nella vetrina di un fotografo e pensavo che fossero abbastanza rari. A Svolvaer ne ho trovati 2 seminascosti in un supermercato ed ho iniziato la trattativa. No, non con il commerciante, non eravamo mica in Africa. Con mio marito! Il quale preso dalla sindrome Ikea (prima di appoggiare una cosa nel carrello domandati 10 volte dove la metterai) non voleva assolutamente saperne di comprare le palle. E' stata dura, ma alla fine, supportata anche da Valerio sono riuscita a convincerlo. Una sola naturalmente, vuoi mai che occupi troppo spazio! La cosa buffa è che da quel momento in poi abbiamo trovato rivendite di palle dappertutto, l'altro giorno ne ho viste anche a Venezia. 



Svolvaer.  


Qui siamo nel '61 e non c'è molta differenza da adesso



Tanto per far capire quello che dicevo circa la luce, questa foto sarà stata scattata alle 11 della sera.


Ecco il mio disegno, è l’interno di una di quelle casette rosse della foto precedente. Bella serata, finchè disegnavo Andrea suonava la chitarra, tutti cantavano (soprattutto Luigi), Giovanni fotografava … Una di quelle sere che vorresti non finissero mai.



Questi invece siamo noi, ci siamo quasi tutti e c’è soprattutto tutto il casino che facciamo sempre. 
Chi manca in questa foto sono le 2 guide Federico e Paolo, eccoli qui.


Perché ho scelto questa foto? Loro sono 2 scalatori e ci hanno raccontato che una volta una ragazza gli ha chiesto come facevano a scendere dopo che erano arrivati in cima a una montagna. La risposta è stata: 'ma naturalmente con una tuta da scoiattolo volante'. Il giorno dopo sono andati a fare surf. Dovete sapere che io ho una mente malata e mettendo insieme le 2 cose, ogni volta che penso a Paolo soprattutto, che è quello sulla destra, ho negli occhi queste immagini.



Un consiglio Paolo, non la raccontare questa storia a una tipa che ti piace, ti garantisco che il tuo sex appeal potrebbe uscirne irrimediabilmente danneggiato.

E qui si fa surf, un altro posto magico. Il campeggio che ci ha ospitato è, fuori rifugio di montagna e dentro Hawaii, tutti aspettano l’onda che arriva con la marea e quindi sono pronti a uscire alle 3 di notte come alle 5 del pomeriggio ma tanto che problema c’è: è sempre giorno!


il disegno di rito


 Questo posto, invece, proprio non so come si chiama.

Ricordo che c’è una trattoria dove abbiamo mangiato il baccalà preparato lì sul molo dai pescatori, fuori c’era una tinozza d’acqua calda, che credo sia la sauna norvegese, con dentro questi 3 colossi che avranno bevuto come un esercito di alpini.






La mattina dopo mi sono trovata a chiacchierare con Giorgio e Giovanni in osteria, davanti a una tazzona di caffè proprio come quando facevo manca da scuola con gli amici.



Queste rorbur sono molto belle all'interno e antiche. Vi faccio notare la precarietà del basamento ma evidentemente regge. C’è anche Biagio che è il fotografo della precedente foto di gruppo.



La testa di drago, invece, è sempre dell’enciclopedia. Al porto c’era un’imbarcazione con una figura simile a prua ma non ho la foto.




Il mio disegno è di una finestra dell’interno della rorbur



Naturalmente il sole di mezzanotte




Questa è A

Qui Giorgio, Giovanni e Valerio ci sono venuti in bicicletta sotto una pioggia torrenziale, noi invece siamo arrivati in pullman. Devo dire che un pensierino di andare con loro l'avevo anche fatto ma poi avevo paura di rallentarli troppo.


Quando siamo arrivati, naturalmente, abbiamo cercato di riunirci al resto del gruppo. A è grande come un bottone, non doveva essere troppo difficile. Prende il comando della spedizione Andrea, che non ha il minimo senso d'orientamento, come me del resto, ma lui è convinto che lo diciamo solo per scherzo e non perde occasione per mettersi alla testa del gruppo con una convinzione difficile da contrastare. Questa volta, però, molto vigliaccamente, mentre fiero passava sul ciglio fangoso di una camionabile per raggiungere la meta, uno alla volta, Luigi per primo, quatti quatti, ci siamo girati e silenziosamente lo abbiamo abbandonato come un cane in autostrada. ... Dimenticavo ... Andrea è mio marito. 


E per finire: 'ragazze' di ieri e di oggi 

 






Grazie a tutti! Alla prossima.




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